In occasione dell’Assemblea di GETT in Spagna, abbiamo avuto il grande piacere di visitare le enormi tartufaie coltivate di Sarrion località situata nella provincia di Teruel che fa parte della regione Stato d’Aragona.
Gran parte del territorio del Teruel e formata da un altipiano molto pietroso a un’altezza media di circa 1000 metri. Si tratta di una regione arida in cui la vegetazione erbosa e quasi assente e le piante arboree vegetano con grande sofferenza. Le uniche coltivazioni possibili solo i mandorli, che a causa delle gelate tardive dovute all’ altitudine producono saltuariamente. Era pero presente nella vegetazione arborea locale composta di lecci, querce e pini, il tartufo nero pregiato, per cui si e ritenuto di puntare sulla tartuficoltura.
Il Governo d’Aragona ha investito molto su quest’ attività e in pochi anni si sono viste nascere piantagioni talmente estese di cui non si riesce a vedere la fine. Fare tartuficoltura in queste zone pietrose e molto costoso, prima, bisogna macinare con potenti macchinari i sassi presenti sul suolo sino a una certa profondità (circa 30 cm). E’ necessario dotare le tartufaie di robuste recinzioni per difendersi dagli animali selvatici, cinghiali che si nutrono dei tartufi e ungolati che si nutrono delle giovani piante e le scorticano per ripulirsi le corna.
Trattandosi di suoli pietrosi e aridi, molto drenanti, è necessario ricorrere all’ irrigazione nel periodo estivo e dotarsi di pozzi la cui profondità minima è di 250 metri, ma si puo giungere a ben 400 metri. Tra i filari bisogna interrare grosse tubazioni dotate di spruzzatori fissi che agiscano in tutta la larghezza del filare. E’ noto che in Italia le imprese di perforazione chiedono sui 100 euro per ogni metro di profondità, per cui solo di perforazione occorrono dai 25 ai 40.000 euro. Bisogna anche munirsi di potenti generatori di corrente o grossi trattori per sollevare l’acqua e spingerla nelle tubazioni. Ogni anno utilizzando potenti macchinari è necessario lavorare il terreno a una profondità di 25 cm, per evitare che il suolo si comprima. Questa tecnica favorisce la produzione dei tartufi in profondità evitando che subiscano danni da siccità e dal calore estivo ed evita deterioramenti da gelo nel periodo invernale. La lavorazione del suolo fa si che si ottengano tartufi di ottima qualità, profumati, tondi e di buona pezzatura.
Il paese di Sarrion e all’ altitudine di 991 metri s.l.m. ed è composto da 1150 anime. Nei suoi dintorni sono stati impiantati circa 5000 ettari di tartufaie coltivate. Gli abitanti di Sarrion sono tutti tartuficoltori e facendo la famosa statistica del pollo, ogni abitante gestirebbe quasi cinque ettari di piantagione. Abbiamo però visitato impianti molto estesi, quello del presidente di FETT Julio Perales Vicente era di 35 ha, ma ne abbiamo anche vista una il cui proprietario stimava che fosse dai 150 ai 200 ettari.
Visitando le sedi dei tartuficoltori abbiamo visto i mastodontici macchinari usati per le lavorazioni, attrezzi molto costosi e talmente grandi da sovrastarci.
Ogni azienda aveva una ventina di cani da tartufo, ai quali come premio, erano state approntate collane di energetica salciccia, preparata in modo specifico per i loro bisogni; abbiamo quindi trovato un luogo, dove, legano i cani con la salciccia!
L’Associazione dei tartuficoltori locale si chiama ATRUTER il cui presidente é Julio Perales Vicente, rappresenta circa 500 soci; un gruppo compatto che il Governo d’Aragona tiene in grande considerazione sostenendo finanziariamente quest’ attività, che gli abitanti locali sono costretti a praticare, poiché in questo territorio negato per le pratiche agricole non vi sono altre scelte più valide. La stagione di raccolta era ormai alla fine e proprio in quei giorni si e tenuto l’ultimo mercato e i tartufi sono stati venduti a ben 1000 euro al kg.
In Spagna non c’é una cultura gastronomica sul tartufo e rari sono i ristoranti in cui e proposto alla clientela per cui, non essendoci un consumo interno, il tartufo e quasi totalmente esportato. In un’annata come il 2015/2016 in cui la produzione europea e stata scarsa, la Spagna ha sostenuto in gran parte la domanda di tartufo con molto profitto visti i prezzi generalmente assai elevati.
Dobbiamo tenere presente che il tuber melanosporum e anche l’aestivum, sono presenti in numerose altre regioni spagnole sia in forma spontanea e sia coltivata.
Abbiamo visto numerose tartufaie di giovane costituzione, per cui nei prossimi anni c’e da aspettarsi un grande aumento della produzione locale.
I tartuficoltori locali ci hanno segnalato che non bisogna farsi ingannare dalle piccole dimensioni delle piante, poiché a causa del clima avverso le piante hanno uno sviluppo stentato, ma l’apparato radicale è molto esteso e il tartufo può esservi comunque presente. Infatti, osservando la morfologia degli alberi, le foglie avevano una superficie molto ridotta e un aspetto sofferente.
Abbiamo avuto la possibilità di gustare qualche preparazione che abbiamo apprezzato comunque poiché il tartufo era veramente profumato e saporito.
Nella piantagione del presidente Vicente, abbiamo visto cavare il tartufo col cane. Lo scavo avveniva con una vanghella a forma di lancia munita di una protezione all’inizio dell’impugnatura per evitare ferite alla mano a causa delle pietre taglienti, l’impugnatura è molto simile a quella di una spada.
I tartufi erano mediamente a una profondità di 20/25 cm. Abbiamo notato che anche nelle piantagioni spagnole gli alberi produttivi erano comunque una netta minoranza, ma vista la grande estensione, si ottengono comunque quantità elevate che unite agli aiuti dello Stato, rendono l’attivita remunerativa.
Pare però che ora i contributi siano diminuiti e il costo dei terreni (una volta irrisori) sia rincarato, per cui ci si attende un rallentamento degli investimenti.
Articolo tratto da “Il Tartufaio Italiano” n° 2 del 2016
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